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Rinforzo di travi solai in latero-cemento originali del 1932
Condominio "Il Torrione"
Piazza Vittoria - Brescia (BS)

Prog. Ing.: Mauro Carbone SISTHEMA ENGINEERING - Brescia
Imp.: F.L. Costruzioni - Capriano d/Colle (BS) 

Nell’ambito del risanamento dei locali interrati del Torrione, storico grattacielo di Brescia, che a quel tempo è stato il più alto d’Italia con i suoi 57 m e il più alto fabbricato d’Europa tutto in cemento armato, si è ritenuto di risanare e riparare nei punti dove la carbonatazione e le infiltrazioni d’acqua hanno ossidato le armature in ferro tondo liscio. Si è proceduto al risanamento con l'asportazione di quanto non più affidabile e ricostruito le sezioni mancanti e lo strato copri-ferro col ciclo di riparazione che prevede l'asportazione del cedevole, passivazione dei ferri ripuliti dalla ruggine con il protettivo passivante DRACOSTEEL, ricostruzione delle sezioni mancanti con malta cementizia polimerica fibrorinforzata DRACO FLUECO 40T .

Con l’occasione sono state incrementate le capacità meccaniche dei solai rinforzando i travetti, con il placcaggio all’intradosso dei travetti, di lamine in fibra di carbonio DRACO ARMOSHIELD CFK incollate con l'apposita resina epossidica ARMOFIX MTL aumentando le capacità di portata a trazione. Il tutto poi è stato controsoffittato.

(*) Gli approfondimenti tecnici e la relativa documentazione tecnica può essere richiesta al tel. 030 2131471 o e-mail info@casariedilservice.it. 

Cenni Storici

La piazza fu realizzata nel 1932 attraverso la demolizione dell'antica area medievale del quartiere delle Pescherie, il lembo meridionale del quartiere del Carmine che al tempo si estendeva fin lì, chiuso a est dai portici di Via Dieci Giornate. Il quartiere si sviluppava fra vicoli angusti, larghi anche solo due metri, su cui si affacciavano edifici di edilizia medievale che toccavano i venticinque metri di altezza.

Le principali attività commerciali del quartiere, cioè commercio di pesce, formaggio, carne e granaglie ne facevano un luogo importante dal punto di vista commerciale. Sostenuti da una forma politica che non ammetteva contrasti e opposizioni e dal bresciano Augusto Turati, il nuovo segretario nazionale del Partito fascista, gli amministratori bresciani avviarono, nel 1927, un processo di razionalizzazione globale del volto urbano, immediatamente sostenuto dalle alte gerarchie del governo e anche dallo stesso Benito Mussolini: fu indetto un concorso, al quale parteciparono praticamente tutte le personalità nazionali nel mondo dell'architettura, anche di corrente modernista, ma l'accreditato architetto romano Marcello Piacentini finì per dominare il panorama dell'evento.

Il suo progetto prevedeva quindi l'apertura di una piazza, in contemporanea con un riassestamento della rete viaria urbana che avrebbe visto Brescia attraversata da due viadotti perpendicolari che avrebbero velocizzato il traffico. Lo sventramento ebbe inizio nel 1929 e fu completato in meno di due anni. Durante i lavori andarono perdute una serie di opere di valore soprattutto storico, ad esempio la stessa urbanistica medievale del quartiere e i suoi edifici caratteristici, fra cui alcuni palazzi dalle facciate affrescate, uno dei quali è stato inglobato nell'edificio delle poste.

Opere perdute di maggior rilievo furono invece, ad esempio, il macello quattrocentesco e la romanica chiesetta di Sant'Ambrogio, rifatta nel XVIII secolo, e i resti della romana curia ducis. Dagli scavi emersero inoltre importanti reperti e testimonianze del passato, in particolare sette ritrovamenti degni di nota: le fondamenta della cinta urbana tardo-antica (ora sotto il Palazzo delle Poste) e di una torre (davanti al palazzo), quelle di un palazzo ducale di età longobarda (a sud del nuovo Monte di Pietà), tre resti di ponti o volti sul torrente Garza (due a est del torrione dell'Ina e uno a nord di Piazza del Mercato) e la parete affrescata di una chiesa del XIII secolo a nord dell'angolo fra Corso Zanardelli e Corso Palestro, emersa durante lavori successivi avvenuti nel 1937.

Nel 2008, infine, durante gli scavi per la realizzazione della metropolitana di Brescia, sono state trovate nuovamente delle fondamenta di una torre di epoca medievale, ritrovamento che ha rallentato notevolmente i lavori per favorire la salvaguardia del nuovo reperto archeologico. Questo metodo costruttivo, basato sulla demolizione di un'area comunque storica della città, all'epoca ha portato pareri discordanti, tra chi pensa che la demolizione abbia privato il centro storico di gran parte del suo sapore antico e caratteristico, mentre altri lo interpretano come un atto risanatore di un quartiere ormai decadente. Il progetto di Piacentini è assolutamente classicheggiante, ricco di volumi nitidi, squadrati e ricoperti di lucente marmo bianco, con molti richiami alla romanità.

La piazza ha una forma a L, cioè un rettangolo con il lato lungo parallelo all'asse nord-sud e, nell'angolo nord-ovest, la rimanente porzione d'area che costituisce la L. Sull'angolo retto interno c'è l'alto Torrione dell'ex INA, Istituto Nazionale Assicurazione, che con i suoi 13 piani e 57 m d'altezza, è il primo grattacielo costruito in Italia e tra i primissimi in Europa. Sullo sfondo nord sorge invece il grande Palazzo delle Poste, con il suo rivestimento in bicromia bianco-ocra. Completano la piazza la Torre della Rivoluzione, con un orologio e - in passato - un bassorilievo raffigurante Mussolini a cavallo, e altri tre palazzi diversamente risolti e maggiormente richiamanti all'architettura classica, con vasto utilizzo dell'ordine dorico e della serliana. Completavano lo scenario della piazza una grande scultura di Arturo Dazzi raffigurante un giovane nudo e leggermente proteso in avanti, opera monumentale collocata circa a metà del fianco ovest, rimossa nell'immediato dopoguerra con gli altri simboli fascisti della piazza, e un altorilievo in cotto raffigurante l'episodi dell'annunciazione realizzato dello scultore Arturo Martini, distrutta durante i bombardamenti della Seconda guerra mondiale i quali videro vittima anche il Palazzo Peregallo, che fa da sfondo sud alla piazza.

Ancora presente, invece, sotto la Torre della Rivoluzione, l'arengario in pietra rossa di Tolmezzo che serviva come palco per gli oratori durante le adunanze cittadine e fu utilizzato anche da Benito Mussolini, che vi tenne un discorso durante la cerimonia di inaugurazione della piazza nel 1932. L'arengario è decorato da un ciclo di nove lastre marmoree lavorate a bassorilievo raffiguranti ognuna, in ordine cronologico, un momento o un personaggio saliente nella storia di Brescia: si hanno quindi, partendo dal retro, la Vittoria alata a ricordo dell'originaria dominazione romana, Re Desiderio, Arnaldo da Brescia, Berardo Maggi, SS. Faustino e Giovita, Romanino e Moretto, le Dieci giornate di Brescia, la Prima guerra mondiale e l'Era Fascista, recante la scritta, scalpellata via nel dopoguerra ma ancora leggibile, "FASCISMO ANNO X" in riferimento al decimo anniversario dalla nascita del fascismo (Piazza Vittoria fu inaugurata nel 1932, dieci anni dopo la Marcia su Roma). Fra il bassorilievo dedicato ai pittori Romanino e Moretto e quello dedicato alle X Giornate, si ha il grande fronte dell'arengario occupante lo spazio di due lastre, decorato al centro dalla leonessa, simbolo della città, contornata dalle scritte "BRIXIA FIDELIS FIDEI ET JVSTITIAE" a destra e "BRESCIA LA FORTE BRESCIA LEONESSA D'ITALIA" a sinistra, a ricordo quindi dei versi del Carducci.

A nord-est della piazza una grande scalinata, contornante il Palazzo delle Poste, colma il dislivello creatosi tra Piazza Vittoria e il piano costituito da Piazza della Loggia e via X Giornate.

 




 

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